ARIA INFORMA

 

 

 

 

 

 

 

 

ARIA-INFORMA

 

 

INDICE

 

1.

Cos’è l’inquinamento atmosferico?

2.

Come si forma l’inquinamento atmosferico?

3.

Quali sono le sostanze atmosferiche inquinanti?

 

3.1 Monossido di Carbonio (CO)

 

3.1.1 Caratteristiche

 

3.1.2 Fonti inquinanti

 

3.1.3 Diffusione

 

3.1.4 Effetti sull’uomo

 

3.2 Biossido di Azoto (NO2)

 

3.2.1 Caratteristiche

 

3.2.2 Fonti inquinanti

 

3.2.3 Diffusione

 

3.2.4 Effetti sull’uomo

 

3.3 Ozono (O3)

 

3.3.1 Caratteristiche

 

3.3.2 Fonti inquinanti

 

3.3.3 Diffusione

 

3.3.4 Effetti sull’uomo

 

3.4 Biossido di zolfo (SO2)

 

3.4.1 Caratteristiche

 

3.4.2 Fonti inquinanti

 

3.4.3 Diffusione

 

3.4.4 Effetti sull’uomo

 

3.5 Benzene ( C6H6 )

 

3.5.1 Caratteristiche

 

3.5.2 Fonti inquinanti

 

3.5.3 Diffusione

 

3.5.4 Effetti sull’uomo

 

3.6 Particolato atmosferico (PM)

 

3.6.1 Caratteristiche

 

3.6.2 Fonti inquinanti

 

3.6.3 Diffusione

 

3.6.4 Effetti sull’uomo

4.

Limiti di legge per le sostanze inquinanti

5.

Come proteggersi in condizioni critiche di inquinamento?

6.

Cosa fare per migliorare la qualità dell’aria?

7.

Normativa regionale sull’aria

 

 

 

 

 

 

 

 

1.  Cos’è l’inquinamento atmosferico?

La legislazione Italiana definisce l’inquinamento atmosferico come “ogni modificazione della normale composizione o stato fisico dell’aria atmosferica, dovuta alla presenza di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell’aria; da costituire pericolo ovvero pregiudizio diretto o indiretto per la salute dell’uomo; da compromettere le attività ricreative e gli altri usi legittimi dell’ambiente; da alterare le risorse biologiche e gli ecosistemi ed i beni materiali pubblici e privati.

L’inquinamento atmosferico può essere sia di origine naturale che di origine antropica (dovuta alle attività dell’uomo). Il primo comprende le polveri e i vari gas emessi dai vulcani, dagli incendi delle foreste e dalla decomposizione dei composti organici; il secondo è, invece, generalmente più elevato nelle zone urbane e in quelle industriali.

 

I livelli di inquinamento atmosferico sono caratterizzati da significative variazioni spaziali e temporali e dipendono da numerosi fattori tra i quali: la quantità di inquinante emessa, la distanza dai punti di emissione, le trasformazioni chimico-fisiche alle quali sono sottoposte le sostanze emesse e soprattutto dalle condizioni meteorologiche locali e su grande scala.

La diffusione delle reti per il controllo della qualità dell’aria ha permesso di conoscere gli standard di composizione media dell’atmosfera, di correlare i livelli di inquinamento riscontrati alle principali sorgenti di emissione ed ha aiutato a stabilire le massime concentrazioni di inquinanti tollerabili.

La composizione tipo dell' aria pulita, secca, prelevata al livello del mare è la seguente:

 

Componente

Formula

Concentrazioni

Azoto

N2

  78,09%vol.  *

Ossigeno

O2

  20,94 %vol. * 

Altro

 

tracce

 

* La percentuale in volume (% vol.) è uno dei modi con i quali si può esprimere la concentrazione di una soluzione o l'entità della presenza di un elemento in una sostanza. Il numero che esprime la percentuale in volume risulta dal rapporto tra il volume del soluto ed il volume della soluzione, moltiplicato per cento.

 

Il problema dell’inquinamento atmosferico può essere ricondotto ad un modello che individui semplicemente tre elementi basilari: le sorgenti di emissione, l’atmosfera e i recettori. Le principali sorgenti di emissione sono di origine antropica ed in genere associate ai trasporti, alla produzione di energia elettrica, ai processi di combustione per usi industriali e civili, alla combustione dei rifiuti, etc...

Gli inquinanti prodotti, se non controllati da dispositivi o procedure operative che ne limitino le emissioni dalle sorgenti, trovano nell’atmosfera un efficace mezzo di diluizione, di trasporto a distanza, nonché un mezzo per le trasformazioni di natura chimica e fisica.

Gli inquinanti possono essere successivamente rilevati dagli strumenti di misura oppure da esseri viventi, piante e materiali (recettori). Ciascuno di questi sensori è caratterizzato da un tipo differente di risposta e un danneggiamento o un’irritazione rappresenta un indice di misura.

 

2.  Come si forma l’inquinamento atmosferico?

E’ determinato dalle emissioni di sostanze gassose, liquide o solide (naturali o antropiche) che permangono per tempi più o meno lunghi.

In città, l'inquinamento atmosferico è causato dalle emissioni delle auto, delle moto e degli impianti termici, oltre che delle industrie e dei cantieri edili. In campagna, può essere causato dalle emissioni delle macchine agricole (trattori, camion etc.), da alcune lavorazioni agricole (ad esempio dall’uso di antiparassitari), dal fumo proveniente da incendi dei boschi o del raccolto, dalla fermentazione delle deiezioni animali.

Non tutti gli inquinanti presenti in atmosfera derivano comunque direttamente da emissioni. Gli inquinanti vengono infatti distinti in primari e secondari. Primari sono gli inquinanti che vengono immessi direttamente nell’ambiente in seguito al processo che li ha prodotti;  gli episodi di inquinamento primario più acuti si verificano nelle aree ad elevata concentrazione industriale, veicolare e urbana.

Gli inquinanti secondari sono invece quelle sostanze che si formano dagli inquinanti primari (sia antropogenici che naturali), a seguito di modificazioni di varia natura; un esempio tipico è l’ozono che si trova in atmosfera a seguito di meccanismi di reazione complessi, cui partecipano inquinanti primari (ossidi di azoto e idrocarburi) e la radiazione solare. Fenomeni legati agli inquinanti secondari si possono verificare dunque in zone lontane dalle fonti di emissione.

 

 

 

 

 

 

3.  Quali sono i principalmente inquinanti atmosferici?

 

Le sostanze inquinanti comunemente misurate sono:

 

3.1 Monossido di carbonio (CO)

 

3.1.1 Caratteristiche: è un gas incolore, inodore, infiammabile e molto tossico. Si forma durante le combustioni delle sostanze organiche, quando sono incomplete per difetto di aria (cioè per mancanza di  ossigeno). Sia le emissioni naturali che quelle di origine umana sono oramai dello stesso ordine di grandezza, e questo fa chiaramente comprendere quale sia il trend inquinante che si è instaurato nel corso dell’ultimo secolo. Il monossido di carbonio è estremamente diffuso soprattutto nelle aree urbane a causa degli scarichi degli autoveicoli.

Gli effetti sull’ambiente sono da considerarsi trascurabili, mentre gli effetti sull’uomo sono particolarmente pericolosi.

 

 

3.1.2 Fonti inquinanti: La fonte principale di emissione da parte dell’uomo è costituita dall’utilizzo dei combustibili fossili per i motori a scoppio degli autoveicoli e per le attività industriali (soprattutto impianti siderurgici e raffinerie di petrolio). Le emissioni naturali sono dovute principalmente agli incendi delle foreste, alle eruzioni dei vulcani, alle emissioni da oceani e paludi e all’ossidazione del metano e degli idrocarburi.

Escludendo l’anidride carbonica, la quantità di ossido di carbonio emesso dai processi di combustione che avvengono negli autoveicoli è circa 10 volte maggiore rispetto a quella degli altri inquinanti. A seconda del regime di marcia, la concentrazione usuale che si riscontra nei gas di scarico delle automobili varia fra il 3,5 e il 10%. Le concentrazioni più elevate nei gas di scarico si riscontrano quando il motore funziona al minimo, a regimi più elevati la produzione di CO è nettamente minore. Per questo motivo nelle zone urbane dove il traffico procede a rilento e dove le fermate sono frequenti, la concentrazione del CO può raggiungere punte particolarmente elevate. Negli ultimi anni, la quantità di CO emessa dagli scarichi degli autoveicoli è diminuita per il miglioramento dell’efficienza dei motori, per il controllo obbligatorio delle emissioni e per il crescente utilizzo delle marmitte catalitiche.

 

3.1.3 Diffusione: il CO permane in atmosfera per circa 3-4 mesi e viene rimosso attraverso reazioni di ossidazione ad anidride carbonica o attraverso reazioni fotochimiche. Per questa sua scarsa reattività viene spesso utilizzato come tracciante dell’andamento temporale degli inquinanti a livello del suolo.

Negli ambienti interni, il monossido di carbonio proviene dalle stufe a gas, a legna, ad olio combustibile, dai fornelli, dalle sigarette etc..

 

3.1.4 Effetti sull’uomo: per le sue caratteristiche, l’ossido di carbonio rappresenta un inquinante molto insidioso, soprattutto nei luoghi chiusi dove si può accumulare in concentrazioni letali. Tali situazioni sono purtroppo frequenti e innumerevoli sono i casi di avvelenamento e gli incidenti, anche mortali, imputabili alle stufe o agli scaldabagni difettosi o non controllati. Essendo il CO incolore, insapore, inodore e non irritante, può causare morti accidentali senza che le vittime si rendano conto di quel che sta loro succedendo.

Una volta respirato, il CO si lega all’emoglobina con una affinità che è 220 volte superiore a quella dell’ossigeno e formando un composto inattivo fisiologicamente che viene chiamato carbossiemoglobina. Questa sostanza, al contrario dell’emoglobina, non è in grado di garantire l’ossigenazione ai tessuti, in particolare al cervello ed al cuore. L’effetto del CO risulta maggiore in altitudine, per la ridotta percentuale di ossigeno nell’aria. In caso di intossicazione bisogna immediatamente portare all’aria aperta il soggetto colpito, perché la respirazione di aria arricchita di ossigeno aiuta l’eliminazione del CO dalla carbossiemoglobina.

L’esposizione a monossido di carbonio comporta l’aggravamento delle malattie cardiovascolari, un peggioramento dello stato di salute nelle persone sane ed un aggravamento delle condizioni circolatorie in generale.

 

3.2 Biossido di azoto (NO2)

 

3.2.1 Caratteristiche: è un gas tossico di colore giallo-rosso, dall’odore forte e pungente e con grande potere irritante; è un energico ossidante, molto reattivo e quindi altamente corrosivo. Esso svolge un ruolo fondamentale nella formazione dello smog fotochimico (un particolare inquinamento dell’aria che si produce nelle giornate caratterizzate da condizioni meteorologiche di stabilità e di forte insolazione) in quanto costituisce l’intermedio di base per la produzione di tutta una serie di inquinanti secondari molto pericolosi come l’ozono, l’acido nitrico, l’acido nitroso, gli alchilnitrati, i perossiacetililnitrati, ecc.

 

3.2.2 Fonti inquinanti: su scala globale, si stima che le emissioni naturali ed antropogeniche di biossido di azoto siano dello stesso ordine di grandezza (circa 200 milioni di tonnellate). Fonti di emissione, dopo il traffico veicolare, sono: gli impianti termici e le centrali termoelettriche, la produzione dei fertilizzanti azotati, la produzione di acido nitrico per l’ ossidazione dell’ammoniaca e la fabbricazione degli esplosivi, tutti i processi chimici che impiegano acido nitrico.

 

 

3.2.3 Diffusione: negli ultimi anni le emissioni di biossido di azoto causate dall’uomo sono aumentate enormemente, soprattutto a causa dell’aumento del traffico veicolare, e questo ha comportato un aumento dei livelli di concentrazione nelle aree urbane.

Nelle atmosfere inquinate in modo continuativo (in genere dagli autoveicoli) si assiste ad un ciclo giornaliero di formazione di inquinanti secondari: il monossido di azoto viene ossidato tramite reazioni fotochimiche (catalizzate dalla luce) a biossido di azoto; si forma così una miscela monossido di azoto-biossido di azoto (NO-NO2), che raggiunge il picco di concentrazione nelle zone e nelle ore di traffico più intenso. Attraverso una serie di reazioni, ancora catalizzate dalla luce solare, si giunge alla formazione di ozono e di composti organici ossidanti. Durante la notte queste sostanze decadono formando composti organici nitrati, perossidi ed aerosol acidi. Una situazione del genere si verifica specialmente nelle città ad elevato traffico e molto soleggiate come ad esempio Los Angeles, Città del Messico, Santiago del Cile, etc... Le città sembrano avvolte da una nube di inquinanti che, oltre a provocare una diminuzione della visibilità, costituiscono un pericolo per la salute dei soggetti più deboli come i bambini, gli anziani e gli asmatici. La situazione può diventare estremamente seria se fenomeni di intrappolamento ed assenza di vento impediscono alla nube di disperdersi.

 

3.2.4 Effetti sull’uomo: il biossido di azoto è un gas irritante per le mucose e può contribuire all’insorgere di varie alterazioni delle funzioni polmonari, bronchiti croniche, asma ed enfisema polmonare. Lunghe esposizioni, anche a basse concentrazioni, provocano una drastica diminuzione delle difese polmonari con conseguente aumento di rischio di affezioni alle vie respiratorie.

Gli effetti del biossido di azoto si manifestano generalmente parecchie ore dopo l’esposizione, per cui le persone normalmente non si rendono conto che il loro malessere è dovuto all’aria inquinata.

 

 

3.3 Ozono (O3)

 

3.3.1 Caratteristiche: l’ozono è un gas altamente reattivo, di odore pungente, ad elevato potere ossidante e, ad elevate concentrazioni, di colore blu. È costituito da molecole instabili formate da tre atomi di ossigeno (O3); queste molecole si scindono facilmente liberando ossigeno molecolare (O2) ed un atomo di ossigeno estremamente reattivo (O3 —> O2+O), e proprio a causa di questa sua caratteristica da energico ossidante è in grado di demolire sia materiali organici che inorganici.

 

3.3.2 Fonti inquinanti: l’ozono non ha sorgenti dirette, ma si forma all’interno di un ciclo di reazioni fotochimiche (in presenza della luce del sole) che coinvolgono in particolare il biossido di azoto e gli  idrocarburi. Tutte le sostanze coinvolte in questa complessa serie di reazioni costituiscono nel loro insieme il citato smog fotochimico, un particolare inquinamento dell’aria che si produce nelle giornate caratterizzate da condizioni meteorologiche di stabilità e di forte insolazione, quindi soprattutto  nei mesi estivi, in concomitanza di un intenso irraggiamento solare e di un’elevata temperatura.

 

 

 

 

3.3.3 Diffusione: l’ozono è presente per più del 90% nella stratosfera (la fascia dell’atmosfera che va dai 10 ai 50 Km di altezza dal suolo) dove viene prodotto dall’ossigeno molecolare per azione dei raggi ultravioletti solari. In stratosfera costituisce una fascia protettiva nei confronti delle radiazioni UV generate dal sole. Per effetto della circolazione atmosferica, viene in piccola parte trasportato anche negli strati più bassi dell’atmosfera (troposfera), nei quali si forma anche per effetto di scariche elettriche durante i temporali.

La concentrazione del gas non si mantiene costante, sia per le periodiche e naturali variazioni nella distribuzione planetaria che per l'azione di vari agenti inquinanti prodotti dall’uomo.

Le più alte concentrazioni di ozono si rilevano nei mesi più caldi dell’anno, per la forte insolazione; le condizioni di alta pressione e di scarsa ventilazione favoriscono inoltre il ristagno degli inquinanti ed il loro accumulo. Da sottolineare il fatto che l’ozono urbano si può diffondere anche in aree più periferiche o in campagna, dove la ridotta presenza di inquinanti riducenti (come il monossido di azoto) rende l’ozono più stabile; la concentrazione può quindi rimanere alta per lunghi periodi e raggiungere anche dei picchi in aree impensabili come, ad esempio, i parchi cittadini.

 

3.3.4 Effetti sull’uomo: una eccessiva esposizione all’ozono può provocare tosse ed un senso di oppressione al torace che rende difficoltosa la respirazione ed inoltre provocare irritazione agli occhi.

In presenza di biossido di zolfo e di idrocarburi, l’azione dell’ozono viene sempre potenziata per effetto sinergico. Concentrazioni elevate possono provocare la morte. Numerosi casi di intossicazioni da ozono sono state riferite per i lavoratori addetti alle saldature, in quanto vi è un maggior irraggiamento di radiazioni UV nell’ambiente e, di conseguenza, una formazione di ozono in loco.

Gli eventuali disturbi correlati alla presenza dell’ozono in genere terminano se i soggetti colpiti soggiornano in ambienti salubri. Comunque i ricercatori sono concordi nel ritenere che ripetuti danni a breve termine, dovuti all’esposizione ad ozono, possono danneggiare in modo permanente l’apparato respiratorio. Per esempio, l’azione ripetuta dell’ozono sui polmoni in via di sviluppo dei bambini può portare ad una ridotta funzionalità polmonare da adulti. Inoltre, l’esposizione all’ozono può accelerare il declino della funzionalità polmonare che avviene come risultato del naturale processo di invecchiamento. In ogni caso è da sottolineare il fatto che vi sono grandi differenze individuali nelle risposte a questo inquinante. I soggetti più sensibili sono: i soggetti asmatici e quelli con patologie polmonari e cardiovascolari, gli anziani, le donne incinte, i bambini, chi fa attività fisica sostenuta all’aperto (lavoro, sport, svago) perché l’aumentata attività fisica causa un aumento della respirazione (che si fa anche più profonda).

 

3.4 Biossido di zolfo (SO2)

 

3.4.1 Caratteristiche:  è un gas incolore, irritante, non infiammabile, molto solubile in acqua e dall’odore pungente; dato che è più pesante dell’aria, tende a stratificarsi nelle zone più basse.

 

3.4.2 Fonti inquinanti: le principali emissioni di biossido di zolfo derivano dai processi di combustione che utilizzano combustibili di tipo fossile (gasolio, olio combustibile, carbone), in cui lo zolfo è presente come impurità, e dai processi metallurgici. Una percentuale molto bassa di biossido di zolfo nell’aria proviene dal traffico veicolare, in particolare dai veicoli con motore diesel.  Le emissioni naturali di biossido di zolfo sono principalmente dovute all’attività vulcanica (circa 20 milioni di tonnellate l’anno).

 

 

3.4.3 Diffusione: il biossido di zolfo permane in atmosfera per 1-4 giorni subendo reazioni di trasformazione come l’ossidazione ad acido solforico che ricade in forma di nebbie o piogge acide. Gli ossidi di zolfo di notte vengono anche assorbiti dalle goccioline di acqua presenti nell’aria dando origine ad un aerosol che determina una foschia mattutina.

A causa della grande reattività del biossido di zolfo, le concentrazioni negli ambienti interni sono generalmente molto basse (almeno la metà di quelle esterne). Nelle abitazioni sono inoltre presenti numerose sostanze ed oggetti che assorbono il biossido di zolfo (oggetti in pelle, coperte di lana) e contribuiscono a diminuire la concentrazione dell’inquinante. Una precauzione da osservare durante gli episodi acuti di smog è infatti quella di rimanere chiusi nelle abitazioni.

Nel corso degli ultimi anni, grazie agli interventi che sono stati adottati per il miglioramento della qualità dei combustibili e per la diffusione della metanizzazione degli impianti di riscaldamento, l’emissione degli ossidi di zolfo nelle aree urbane dei paesi occidentali si è notevolmente ridotta, per cui l’importanza del biossido di zolfo come inquinante è leggermente diminuita (almeno nei centri abitati).

 

3.4.4 Effetti sull’uomo: il biossido di zolfo è molto irritante per gli occhi, la gola e le vie respiratorie. In atmosfera, attraverso reazioni con l’ossigeno e le molecole d’acqua, contribuisce all’acidificazione delle precipitazioni. Le precipitazioni acide possono avere effetti corrosivi anche sui materiali edili, manufatti lapidei, vernici e metalli.

 

 

3.5 Benzene (C6H6)

 

3.5.1 Caratteristiche: il benzene, anche conosciuto come benzolo, è il composto-base della classe degli idrocarburi aromatici dal caratteristico odore percepibile presso le stazioni di rifornimento. A temperatura ambiente si presenta come un liquido incolore che evapora all’aria molto velocemente ed è caratterizzato da un odore pungente e dolciastro.

Pur essendo la pericolosità del benzene ampiamente dimostrata da numerose ricerche mediche, per il suo ampio utilizzo questa sostanza è ancora molto utilizzato. Molte industrie lo utilizzano per produrre altri composti chimici come lo stirene, il cumene (per realizzare varie resine) ed il cicloesano (per creare il nylon e molte fibre sintetiche). Il benzene viene anche utilizzato per produrre alcuni tipi di gomme, lubrificanti, coloranti, inchiostri, collanti, detergenti, solventi e pesticidi. Il benzene è inoltre un componente delle benzine dove costituisce fino all’1% in volume.

 

3.5.2 Fonti inquinanti: il benzene presente nell’ambiente deriva sia da processi naturali che da attività umane. Le fonti naturali forniscono un contributo relativamente esiguo rispetto a quelle antropogeniche e sono dovute essenzialmente alle emissioni vulcaniche ed agli incendi boschivi.

Le principali cause di esposizione al benzene sono il fumo di tabacco, le combustioni incomplete del carbone e del petrolio (dei quali è un costituente naturale), i gas esausti dei veicoli a motore e le emissioni industriali . Anche i vapori liberati dai prodotti che contengono benzene, come colle, vernici, cere per mobili e detergenti, possono a loro volta essere fonte di esposizione. Per quanto riguarda l’inquinamento da benzene dovuto al traffico, circa il 95% dell’inquinante deriva dai gas di scarico dei veicoli a benzina, mentre il restante 5% deriva dalle emissioni dovute all’evaporazione del benzene presente nel serbatoio e nel carburatore durante le soste.

 

 

3.5.3 Diffusione: la maggior parte delle persone è esposta ogni giorno a piccole quantità di benzene, sia nell’ambiente esterno che nel posto di lavoro. L’esposizione della popolazione avviene essenzialmente tramite l’aria, e per tale motivo le persone che vivono nelle città o nelle aree industriali sono generalmente esposte a concentrazioni maggiori rispetto alle persone che vivono nelle zone rurali, soprattutto a causa delle emissioni dovute al traffico veicolare e alle emissioni industriali. Inoltre, i livelli di benzene negli edifici sono generalmente più alti di quelli presenti nell’ambiente esterno poiché all’inquinamento di fondo si somma quello dovuto alle combustioni incomplete domestiche e quello generato dai vari prodotti contenenti benzene che vengono quotidianamente utilizzati in casa. Le concentrazioni più alte si individuano comunque nei pressi di discariche, di raffinerie, di impianti petrolchimici o di stazioni di rifornimento.

In ogni caso la concentrazione del benzene nell’aria è particolarmente mutevole in quanto è soggetta a variazioni dovute sia alle particolari condizioni meteorologiche del periodo sia alle attività lavorative giornaliere (in effetti sono le ore di maggior traffico che presentano i picchi di inquinamento da benzene).

 

3.5.4 Effetti sull’uomo: l’esposizione al benzene avviene essenzialmente per inalazione (circa il 99% del benzene assunto), per contatto cutaneo o per ingestione (consumo di cibo o di bevande contaminate).

E’ una sostanza altamente infiammabile, ma la sua pericolosità è dovuta principalmente al fatto che è un carcinogeno riconosciuto per l’uomo. A seguito di esposizioni variabili da meno di 5 anni a più di 30, molte persone hanno sviluppato varie forme di leucemia. Esposizioni a lungo termine e a concentrazioni relativamente basse possono colpire il midollo osseo e la produzione del sangue, quelle a breve termine e ad alti livelli possono provocare sonnolenza, giramenti, perdita di coscienza e morte.

Per esempio, una certa esposizione avviene quando si pompa la benzina nei serbatoi delle automobili, per cui il personale addetto ai distributori di carburante o ai grandi impianti di stoccaggio va a costituire la categoria di lavoratori che è più frequentemente esposta ad elevate concentrazioni dell’inquinante.

I rischi maggiori vengono corsi anche dagli addetti ai processi di produzione, trasporto e utilizzazione del benzene nell’industria petrolifera, chimica e petrolchimica.

 

 

3.6 Particolato atmosferico (PM)

 

3.6.1 Caratteristiche: con il termine PM (dall'inglese particulate matter) si intende un insieme di particelle solide e liquide, ad eccezione dell’acqua pura, che si trovano sospese nell'aria che respiriamo.

nel 1987, l' Ente per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti (US EPA), ha introdotto il parametro PM10 che rappresenta il peso delle particelle sospese con diametro inferiore a 10 micron (1 micron-µm = 1 millesimo di millimetro), contenute in un metro cubo di aria. L'unità di misura del PM10 è µg/m3 (microgrammi per metrocubo). Successivamente lo stesso ente ha introdotto l'uso di altri parametri quale il PM2,5 e PM1 per il loro interesse sanitario. Per dare un’ idea delle dimensioni di cui si parla, nella figura sottostante, sono rappresentati insieme un capello umano (diametro 50 µm), un fine granello di sabbia (90 µm), particelle PM10 e (ingrandite) particelle PM 2,5.

 

 

Quindi, con il termine PM10 ci si riferisce al materiale particellare avente diametro minore o uguale a 10 µm. La produzione più rilevante di PM è dovuta al trasporto su gomma e a varie attività industriali. In generale, la combustione del gasolio produce più particolato rispetto alla benzina. Il PM atmosferico contiene un grande numero di elementi in vari composti e concentrazioni, comprese centinaia di composti organici.

 

3.6.2 Fonti inquinanti: le sorgenti di PM10 sono moltissime e diversificate, anche se non tutte hanno la stessa importanza. Possiamo suddividerle in naturali e antropogeniche (dovute alle attività umane). Tra le sorgenti naturali abbiamo, per esempio, le goccioline (120 µm) che si formano nelle zone costiere, quando le onde si infrangono negli scogli, che possono avere una discreta importanza per le PM10; il vento, inoltre, può sollevare le polveri prodotte da processi naturali di erosione causati dal vento stesso, dall'acqua o da variazioni di temperatura. Le polveri sospese trascinate dal vento possono provenire da zone molto distanti, come capita con la sabbia del deserto del Sahara nelle zone a nord-est del Mediterraneo. In alcune zone (come in Sicilia), un'altra fonte di emissioni di polveri sottili è l'attività vulcanica, caratterizzata soprattutto dalla presenza di alte concentrazioni di SO2. Altre fonti di PM10 connesse al traffico su strada sono dovute all'usura di gomme, freni e all'abrasione dell'asfalto.

 

3.6.3 Diffusione: la dimensione della particella regola il tempo di sedimentazione ovvero la tendenza a cadere al suolo. Il tempo di decadimento delle particelle grossolane è nell'ordine delle ore e la distanza percorsa è di solito breve. Tuttavia, se quest'ultime, vengono mescolate negli strati più alti dell'atmosfera allora possono percorrere distanze notevoli (sabbie dei deserti africani precipitano con le piogge fin nelle nostre città). Le particelle più fini si aggregano tra loro a formare particelle più grandi ma non crescono oltre al micron di diametro e come tali vengono mantenute sospese anche dai più modesti movimenti dell'aria. Possono rimanere sospese per molti giorni e venire trasportate per migliaia di chilometri.

 

3.6.4 Effetti sull’uomo: a seconda del diametro delle particelle queste possono penetrare più o meno profondamente nel nostro apparato respiratorio.

Le particelle più grandi vengono bloccate già nelle narici o nel primo tratto della trachea. Quelle più sottili si insinuano fino a bronchi e bronchioli mentre quelle sottilissime sono capaci di arrivare fino alla regione alveolare. Fortunatamente il nostro organismo ha dei sistemi di autodifesa e di autodepurazione. Infatti la trachea, i bronchi e i bronchioli sono ricoperti da un tessuto con cellule che producono muco e cellule ciliate. Il muco intrappola le impurità, tra cui il PM10, e le ciglia sospingono questa spazzatura verso l'esterno. In questo modo, con un colpo di tosse possiamo liberarci delle particelle dannose. Purtroppo questo sistema funziona quando la quantità di impurità introdotte nell'organismo non è grande, ma quando inspiriamo troppe polveri questo sistema va in crisi, quindi le particelle in parte sono espulse ma in parte permangono nel nostro organismo, causando, tra l'altro, alterazioni permanenti.

Oltre all’apparato respiratorio, è a rischio anche l'apparato cardiovascolare in quanto le particelle più sottili, entrando nel circolo sanguigno, rendono il sangue più denso con conseguente abbassamento della pressione ed aritmie cardiache. Inoltre sulla superficie delle particelle vi sono moltissime sostanze che entrano nel nostro corpo quando respiriamo aria inquinata. Tra queste virus, allergeni e idrocarburi policiclici aromatici, agenti cancerogeni molto potenti che, veicolati nell'organismo, possono agire ovunque. Infatti lavori recenti, oltre a confermare gli effetti dei PM sulle mortalità per cause respiratorie e cardiovascolari, hanno dimostrato il legame tra l'esposizione a lungo termine a polveri fini e l' insorgenza di cancro al polmone.


 

4.  Limiti di legge per le sostanze inquinanti

 

 Monossido di carbonio                 Valori limite stabiliti dal D.M. 60/02

PERIODO DI RIFERIMENTO

LIMITE
(mg/m3)

TEMPO DI MEDIAZIONE

TIPO LIMITE

NOTE

anno civile

10

8 ore media mobile

Valore limite

In vigore dal 1/1/2005

 

 Biossido di azoto                        Valori limite stabiliti dal D.M. 60/02

PERIODO DI RIFERIMENTO

LIMITE
(µg/m3)

TEMPO DI MEDIAZIONE

TIPO LIMITE

NOTE

anno civile

200
(max superamenti 18)

Ora

Valore limite

In vigore dal 1/1/2010

anno civile

40

Anno

Valore limite

In vigore dal 1/1/2010

anno civile

210

(max superamenti 18)

Ora

Valore Limite

Nel 2009

anno civile

42

Anno

Valore limite

Nel 2009

 

  PM10                                        Valori limite stabiliti dal D.M. 60/02

PERIODO DI RIFERIMENTO

LIMITE
(µg/m3)

TEMPO DI MEDIAZIONE

TIPO LIMITE

NOTE

anno civile1

50
(max superamenti 7)

Giorno

Valore limite

In vigore dal 1/1/2010

anno civile1

20

Anno

Valore limite

In vigore dal 1/1/2010

anno civile

50
(max superamenti 35)

Giorno

Valore limite

Nel 2009

 

 Biossido di zolfo                         Valori limite stabiliti dal D.M. 60/02

PERIODO DI RIFERIMENTO

LIMITE
(µg/m3)

TEMPO DI
 MEDIAZIONE

TIPO LIMITE

NOTE

anno civile

350
(max superamenti 24)

Ora

Valore limite

In vigore dal 1/1/2005

anno civile

125
(max superamenti 3)

Giorno

Valore limite

In vigore dal 1/1/2005

 

 Benzene                                                Valori limite stabiliti dal D.M. 60/02

PERIODO DI RIFERIMENTO

LIMITE
(µg/m3)

TEMPO DI MEDIAZIONE

TIPO LIMITE

NOTE

anno civile

5

Anno

Valore limite

In vigore dal 1/1/2010

anno civile

6

Anno

Valore limite

Nel 2009

 

 Ozono                                                   Valori limite D.Lgs. 183/04

PERIODO DI RIFERIMENTO

LIMITE
(µg/m3)

TEMPO DI MEDIAZIONE

TIPO LIMITE

NOTE

 

180

1 ora

Soglia di informazione

-

 

240

(da non superare per più di tre ore consecutive)

1 ora

Soglia di allarme

-

 

               120

(max superamenti 25)

8 ore

 

 

 In vigore dal 1/1/2010

1 : fase 2 del Dm60/2002 - Valori limite indicativi da rivedere con successivo decreto sulla base della futura normativa comunitaria.

 

 

5.  Come proteggersi in condizioni critiche di inquinamento?

E' opportuno prestare attenzione alle notizie sull'inquinamento, diffuse nei momenti più critici. Per proteggersi dagli effetti dell'inquinamento atmosferico bisogna:

1)        Stare in casa il più possibile quando i livelli di inquinamento sono alti, specialmente se già ci sono condizioni di salute compromesse (in genere le concentrazioni degli inquinanti atmosferici sono più basse in casa che fuori).

2)        Se è possibile, eseguire le proprie attività all'esterno nei momenti più favorevoli, tenendo presente che d'estate i livelli di ozono sono tanto più alti quanto maggiore è l’irraggiamento solare.

3)        Non fare esercizio fisico all'aria aperta quando i bollettini dell'inquinamento segnalano condizioni sfavorevoli: più veloce si respira più inquinanti penetrano nei polmoni.

 

 

Queste misure sono in genere sufficienti a prevenire i sintomi negli adulti sani e nei bambini. Tuttavia, se una persona vive o lavora vicino a una fonte nota di inquinamento oppure soffre di una malattia cardiaca o polmonare, può rivolgersi al proprio medico di famiglia per ricevere ulteriori consigli.

 

 

6.  Cosa fare per migliorare la qualità dell'aria?

 

1)      Fare a meno dell'auto ogni volta sia possibile, effettuando i percorsi più brevi a piedi o utilizzando mezzi di trasporto pubblico (autobus, metropolitane).

2)      Accordarsi con qualche amico o collega per andare a lavorare utilizzando una sola auto.

3)      Eseguire manutenzioni periodiche del proprio veicolo per ridurre inquinamento e consumi.

4)      Al momento dell'acquisto dell'auto includere, tra i fattori che ne determinano la scelta, il minor consumo di carburante, preferendo veicoli alimentati con combustibili ecologici  (GPL, metano).

 

Condizioni del proprio veicolo

 

5)      Curare la manutenzione del veicolo eseguendo i controlli e le registrazioni previste dalla casa costruttrice

6)      Controllare periodicamente la pressione dei pneumatici. Pressioni di esercizio troppo basse aumentano i consumi in quanto maggiore e' la resistenza al rotolamento. In tali condizioni inoltre il pneumatico e' soggetto ad un’usura più rapida e ad un deterioramento delle prestazioni.

7)      Utilizzare i pneumatici invernali solo nelle stagioni in cui le condizioni climatiche li rendono necessari in quanto essi causano un incremento dei consumi oltre che del rumore di rotolamento

8)      Non viaggiare in condizioni di carico gravose (veicolo sovraccarico): il peso del veicolo (soprattutto nel traffico urbano) ed il suo assetto influenzano fortemente i consumi e la stabilità del veicolo.

9)      Utilizzare nel traffico urbano, ove possibile, veicoli leggeri.

10)  Togliere portapacchi o portascì dal tetto al termine del loro utilizzo. Questi accessori, infatti, peggiorano l’aerodinamica del veicolo influendo negativamente sui consumi.

11)  Evitare di viaggiare con i finestrini aperti in quanto ciò determina un effetto negativo sull’aerodinamica del veicolo e, conseguentemente, sui consumi di carburante.

12)  Utilizzare i dispositivi elettrici solo per il tempo necessario. Il lunotto termico del veicolo, i proiettori supplementari, i tergicristalli, la ventola dell’impianto di riscaldamento, assorbono una notevole quantità di corrente, provocando di conseguenza un aumento del consumo di carburante.

13)  L’utilizzo del climatizzatore incrementa sensibilmente i consumi; quando la temperatura esterna lo consente, evitarne quindi l’uso ed utilizzare preferibilmente gli aeratori.

 

Lo stile di guida

 

14)  Dopo l’avviamento del motore e' consigliabile partire subito e lentamente, evitando di portare il motore a regimi di rotazione elevati. Non far riscaldare il motore a veicolo fermo, né al regime minimo né a regime elevato:

in queste condizioni infatti il motore si scalda più lentamente, aumentando consumi,    emissioni e usura degli organi meccanici.

15)  Evitare manovre inutili quali colpi di acceleratore quando si e' fermi al semaforo o prima di spegnere il motore. Questo tipo di manovre, infatti, provoca un aumento dei consumi e dell’inquinamento.

 

 

 

7.       Normativa regionale sull’aria

Il «Piano Regionale di Risanamento e Mantenimento della Qualità dell’Aria» è stato approvato in via definitiva dal Consiglio Regionale della Campania nella seduta del 27 giugno 2007 e pubblicato sul Numero Speciale del Bollettino Ufficiale della Regione Campania del 5/10/07. Partendo dalla situazione emissiva e dai livelli di inquinamento presenti sul territorio regionale, il “Piano” individua le misure da attuare nelle zone di risanamento e di osservazione per conseguire un miglioramento della qualità dell’aria, ovvero per prevenirne il peggioramento negli altri casi (zone di mantenimento).

 

Scarica il Piano Regionale di Risanamento e Mantenimento della Qualità dell’Aria (PDF 5,67MB)